Se entrate in negozio, vi lasciate a sinistra il reparto montagna e girate a sinistra verso i reparti campeggio, sport acquatici e camper/caravan, superato il corridoio alla vostra sinistra troverete i sacchi a pelo. Potrebbero sembrare in un angolo, ma in verità sono al centro del negozio: se scalate, sciate, correte, viaggiate in bicicletta, fate escursionismo, andate a vela, viaggiate in caravan, andate agli scout o dormite in spiaggia con gli amici, se volete farlo per più di 24 ore dovrete dormire. E il sacco a pelo è la soluzione migliore per farlo.

Il sacco a pelo è un oggetto magico che nessuno ha voglia di comprare: non ha l’appeal di una bella piccozza o di un paio di sci (anche se spesso costa quanto questi ultimi), ma se non ce l’avete non andate da nessuna parte. Ciononostante, ognuna delle attività sopra elencate ha delle esigenze diverse, motivo per cui in negozio vi offriamo un’ampia scelta di sacchi di brand diversi. Che ovviamente è un valore aggiunto, ma a meno che non abbiate confidenza con questo prodotto, avrete bisogno di una dritta per capire quale fa più al caso vostro. Per questa ragione abbiamo deciso di scrivere questo articolo, ricordandovi sempre che in negozio ci sono professionisti che capiscono subito di cosa avete bisogno, proponendovi la cosa più vicina alle vostre reali necessità

Umido ma non troppo su una scogliera del nord della California Umido ma non troppo su una scogliera del nord della California

Non solo, il sacco a pelo è anche una cosa dal sapore ancestrale, che per un momento ci dà (l’illusoria) impressione di non essere più stanziali, e di essere tornati indietro di migliaia di anni ai tempi dei pastori raccoglitori. Naturalmente non è così, ma di sicuro ristabilisce un rapporto con il «là fuori» (gli inglesi lo chiamano out-there), facendoci dimenticare la necessità di infrastrutture inutili sulle nostre montagne.

Ma bando alle ciance, e vediamo di darvi un paio di dritte:

  1. Specificità vs versatilità

Come dicevamo, ogni sacco ha delle caratteristiche precise. Queste sono legate al peso, alla comprimibilità, alla temperatura di comfort, alla capacità di isolarvi dall’umidità. Le vedremo una ad una più avanti, ma in linea generale, tutte queste caratteristiche si riassumono semplicemente in un sacco a pelo di qualità, e grosso modo vanno tutte di pari passo: è molto difficile trovare un sacco a pelo caldo ma non resistente all’umidità o leggero ma non comprimibile. Tutto sommato è piuttosto semplice. Più prevedete di trovarvi in condizioni severe e più avrete bisogno di queste caratteristiche, e di conseguenza aumenteranno performance e prezzo. Lineare.

Grazie tante, ma allora basta prendere il più costoso? La risposta ingenuamente è sì, se dovete scalare il Nanga Parbat, altrimenti no. Un sacco a pelo caldissimo da usare tutto l’anno è controproducente, e sudare dormendo non piace a nessuno, soprattutto dentro una cosa che non dovete lavare, d’altro canto se investite su un oggetto del genere vorreste evitare di trovarvi nella situazione di dover rinunciare a qualche gita perché il vostro sacco non è all’altezza. Per questa ragione la soluzione, come spesso accade, sta nel mezzo: la cosa complicata non è tanto scegliere il sacco a pelo più performante e aggressivo, ma è scegliere il sacco a pelo più performante nel più vasto numero di situazioni plausibili. Ripetete: più performante nel più vasto numero di situazioni plausibili: plausibili. 

Un fotogramma del film “The Last Hill” prodotto da Patagonia: Nick Russel fa lo sciamano col suo sacco a pelo su un sasso delle Alabama Hills. Un fotogramma del film “The Last Hill” prodotto da Patagonia: Nick Russel fa lo sciamano col suo sacco a pelo su un sasso delle Alabama Hills.

  1. Impatto

Noi di Ercole teniamo all’impatto ambientale. E ogni volta che vendiamo un prodotto poco sostenibile perché non esiste ancora un’alternativa valida ci piange un po’ il cuore. E i sacchi a pelo, purtroppo, sono uno di quei prodotti. E quindi? E quindi visto che non c’è un’alternativa quanto meno sforziamoci di giustificare quell’acquisto riducendone l’impatto il più possibile, e non comprando tanto per fare.

Esistono due grandi famiglie di sacchi a pelo. Quelli sintetici e quelli in piuma. I primi a fine vita rilasceranno microplastiche negli oceani e sui terreni, per i secondi bisogna spennare delle oche. Ognuno di noi ha una sensibilità diversa in proposito, ciononostante, la cosa più ragionevole da dire è che per quanto possa non importarci, niente è gratuito.

Un sacco a pelo è un oggetto potenzialmente eterno, il nostro consiglio è di acquistarlo, trattarlo con tutti i crismi del caso, e ripensarci fra trent’anni.

Andrea Ercole, proprietario e direttore di Ercole Tempo Libero, usa ancora lo stesso sacco a pelo che aveva acquistato quasi trent’anni fa, come ricorda lui stesso: «Siamo stati nello Shivling, montagna indiana nel Garhwal, alle sorgenti del Gange. Quasi 30 anni fa. Per la spedizione abbiamo acquistato due sacchi a pelo dell’azienda Lumaca, all’epoca si costruivano ancora in Italia. Un sacco interno che usavamo per le quote basse, un sacco più pesante per le quote intermedie, e insieme, uno dentro l'altro, per le alte quote. E ancora li uso…»

  1. Sintetico o piuma

Eterno dilemma. Scegliere non è immediato, ma le caratteristiche a favore o contro sono piuttosto semplici: il sintetico costa meno, è più resiste all’acqua e all’umidità, si deteriora meno facilmente, in rapporto al peso è molto meno caldo della piuma; la piuma è più delicata (ma è sufficiente evitare di farne un uso sciatto), è più costosa, è estremamente più leggera, è estremamente più comprimibile, è estremamente più calda. Di che materiale sono i sacchi a pelo che usano nelle spedizioni? Domanda sbagliata, a meno che voi non dobbiate andare in Pakistan non ha senso fare paragoni con situazioni estreme. Comunque sono in piuma.

  1. Peso, comprimibilità

Se vi interessa più il peso o la comprimibilità è questione di gusti e necessità. Ciononostante, le due cose tendono ad andare abbastanza di pari passo. I sacchi a pelo caldi sono grandi, non c’è niente da fare. Ma alcuni sono molto più grandi di altri. Vedete voi cosa vi serve fare.

Silke Koester si fa un sonnellino nel suo sacco Sea to Summit al campo di atletica della Placer High School di Auburn, all’arrivo di Western States 100, dopo 23 ore e 6 minuti di gara. Silke Koester si fa un sonnellino nel suo sacco Sea to Summit al campo di atletica della Placer High School di Auburn, all’arrivo di Western States 100, dopo 23 ore e 6 minuti di gara.

  1. Come scegliere la temperatura

Avete bisogno di un sacco per bivaccare al coperto sui 2000 metri in inverno. Ok. Ma come si traduce in termini di gradi questa situazione? Questa cosa non è semplicissima ed è determinata da diversi fattori. Un sacco a pelo tendenzialmente presenta tre temperature: una di comfort, una limite e una estrema (o simili, dipende dai marchi). Il nostro consiglio è quello di tenere come riferimento la temperatura limite, che significa che se siete persone sane senza eccessivi problemi di vascolarizzazione degli arti, riuscite a dormire a quella temperatura tranquillamente senza svegliarvi per sei ore. Queste tre temperature sono calcolate dormendo nel sacco a pelo nudi, situazione abbastanza improbabile, per cui considerate che con dell’abbigliamento intimo (in pile, in Capilene, o in lana merino) quella temperatura si abbassa anche di circa 5 gradi.

Un’indicazione della temperatura di un Sea to Summit Spark I Un’indicazione della temperatura di un Sea to Summit Spark I

Se siete donne avrete bisogno di un sacco a pelo più caldo. Ci dispiace, ma è così: biologia. In termini pratici questo si traduce in modo piuttosto semplice: la temperatura “comfort” del sacco per una donna equivale alla temperatura “limite”.

Esistono sacchi a pelo ottimi non solo per dormire Esistono sacchi a pelo ottimi non solo per dormire

Inoltre, alla temperatura del sacco potreste aggiungere un sacco bivacco sopra, o un sacco lenzuolo termico al suo interno in grado di aumentarne la capacità di isolamento. Tutto chiaro?

Insomma, se dovete bivaccare al Fraccaroli a febbraio (anche se vi ricordiamo che non si può), un sacco a pelo con temperatura limite tra i -9 e i -13, vestendovi con un minimo di accortezza sotto, è quello che fa al caso vostro.

Per questo genere di situazione vi consiglieremmo uno Spark III (prodotto dall’azienda americana Sea to Summit, non conosciutissima in Europa ma capace di competere con i migliori marchi tedeschi), e il Vaude Rotstein 700 dwn (che nonostante il nome è verde).

Ma di questo ve ne parleremo meglio altrove la settimana prossima.

Siamo stati utili? Se avete dubbi passate in negozio e fate due chiacchiere col nostro team. Ci vediamo nei bivacchi del Lagorai quest’estate.